Descrizione
Il presente lavoro raccoglie i risultati della ricerca PRIN 2010-2011 “Il principio democratico nella formazione ed attuazione del diritto internazionale ed europeo dell’”economia”.
Esso esamina il ruolo che le istituzioni europee si sono viste attribuire a seguito della crisi del debito sovrano, del 2008, con particolare attenzione al rispetto del principio democratico nell’adozione degli atti nell’ambito dell’unione economica monetaria.
Partendo dall’importante funzione di coordinamento e di impulso del Consiglio europeo, l’articolazione segue poi l’iter procedurale ordinario; in tale ottica, sono analizzati: i) la Commissione con il suo potere di proposta e, altresì, di vigilanza; ii) il Consiglio (Ecofin) ed il Parlamento europeo, quali colegislatori dell’UE; iii) i parlamenti nazionali, ai quali un ruolo importante è stato attribuito sia, come noto, dal Trattato di Lisbona sia dagli atti adottati per rafforzare la governance europea; iv) la BCE che svolge un ruolo di primo piano nell’elaborazione e nell’attuazione della politica monetaria. Attenzione è poi dedicata al controllo ex post che la Corte di giustizia può essere chiamata ad effettuare sul rispetto del principio democratico nel settore in esame, senza mancare di tracciarne possibilità e benefici per i singoli, così come i limiti dovuti alla natura internazionale degli accordi in materia economica considerati (MES e Fiscal Compact) e/o alla natura spiccatamente tecnocratica delle scelte economiche.
I lavori sono accomunati da un quesito di base e da una risposta più o meno comune. Quanto al quesito, i diversi autori si sono chiesti se il rafforzamento della governance economica sia stato e continui ad essere effettivamente caratterizzato da un grave deficit democratico, come ritiene parte della dottrina e dell’opinione pubblica. La risposta, motivata in relazione ad ogni singola istituzione, mette in evidenza che tale deficit è stato spesso utilizzato per attribuire alle istituzioni dell’Unione, soprattutto a quelle “tecniche” (Commissione e BCE), la “colpa” di politiche di austerità, senza il consenso delle istituzioni democratiche (in particolar modo i parlamenti). Ma, l’esame della legislazione e della prassi dimostra, almeno nella maggior parte dei casi, il contrario.