Critica del Diritto

Rivista semestrale

Autore rivista AA.VV.
 
ISSN 1824-4564
 
Numero dei fascicoli 2
 

www.rivistacriticadeldiritto.it

Registrazione presso il Tribunale di Milano al n. 95 del 21 marzo 1974.
Responsabile Antonio Bevere.

ISSN 1824-4564

Chi è Critica del diritto

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PRESENTAZIONE RIVISTA CRITICA DEL DIRITTO

Nell’approssimarsi del cinquantenario della nascita della rivista Critica del Diritto  (21 marzo 1974) è stata cambiata la casa editrice, ora Editoriale Scientifica.

La “lunga durata” di Critica ha consentito di  attraversare stagioni e momenti storici del nostro Paese con sguardo tecnico non disgiunto da un chiaro orientamento politico e culturale, analizzando le torsioni regressive che hanno caratterizzato la storia delle istituzioni repubblicane nel corso degli ultimi 40 anni e allargando  l’orizzonte di discussione dei temi cari alla rivista anche a livello internazionale: ciò non soltanto in ragione dei numerosi contatti (oltre che delle pubblicazioni di saggi) di autori stranieri che la rivista già più vantare, ma anche perché una serie di temi che oggi possono essere meglio compresi ed analizzati, dal punto di vista nazionale, soltanto attraverso il confronto e la comparazione con esperienze giuridiche altre rispetto alla nostra.

L’ impegno  si muoveva e si muove   nella convinzione del positivo impatto del conflitto sociale, finalizzato alla reale vigenza dei valori costituzionali, sulla formazione e sull’interpretazione del diritto penale, nonché delle sue principali articolazioni nel diritto costituzionale e nel diritto del lavoro.

I giuristi progressisti entrarono in quel tempo e negli anni immediatamente successivi in aspra polemica con la sinistra storica e con i suoi guardiani dell’ortodossia ermeneutica, i quali ritenevano eccessivamente liberali gli  orientamenti giurisprudenziali sulla contestazione operaia e studentesca.

Il garantismo democratico di quegli anni era fonte standardizzata di garanzia, secondo i principi costituzionali, per una  pena mite,  per il rispetto della presunzione di non  colpevolezza, per il riconoscimento della eccezionalità delle misure coercitive e delle misure di prevenzione, per la difesa dalle violenze delle forze di polizia esterne e interne al carcere.

Di qui il costante e attuale rifiuto delle ideologie autoritarie o populiste che pensano il penale come arma, puntano a risolvere le mutevoli  questioni economiche e sociali attraverso il paradigma punitivo e l’appagamento spettacolare di una brama repressiva radicata nei governati e nei governati.