Descrizione
Il Canada può apparire come uno dei paesi più avanzati al mondo in termini di sviluppo economico, di welfare e di rispetto degli standard democratici. Eppure dal suo passato coloniale, dallo spirito della “dottrina della scoperta” e dalle violenze inflitte agli indiani, ai meticci e agli inuit, emerge un quadro dalle tinte cupe e, in fondo, un Canada che non ti aspetti. I film, i cortometraggi, le serie tv, le graphic novel e i cartoni animati, qui indagati, affrontano il conflitto irrisolto tra quei nativi, che abitano il Nord America da tempi immemorabili, e quel “white Canada”, che governa dall’epoca di Sua Maestà britannica. L’esecutivo di Ottawa, affidando alle chiese cristiane il compito di spezzare le catene della trasmissione dei saperi da una generazione all’altra, ha trafitto l’anima e le coscienze dei nativi. Il tessuto sociale del paese, ancora segnato dal genocidio culturale originato nell’Ottocento e conclusosi, in via definitiva, solo negli anni novanta del Novecento, necessita di cure che vadano oltre le scuse del governo e di quelle, pure importanti, di Papa Francesco. Il cinema di oggi può dare un contributo nel creare tra i cittadini-spettatori un immaginario potenzialmente in grado di sanare le ferite. Attraverso sguardi e visioni che spaziano da Clint Eastwood a Gianfranco Rosi, da Joe Sacco a Ennio Flaiano, da Kent Monkman a Jeff Lemire, l’immaginario sull’etnocidio – perpetrato seguendo il motto coloniale Kill the Indian, save the man into the child – offre un prezioso apporto alla narrazione delle vittime e dei sopravvissuti alle residential schools.
Pierdavid Pizzochero è uno dei componenti di un gruppo universitario che indaga, nel quadro di un progetto di rilevante interesse nazionale, sulla narrazione che consegue alle violenze di massa. Dopo un Erasmus ad Aix-en-Provence e un soggiorno presso la Maison du Canada a Parigi, si è laureato in Scienze politiche. Ha scritto e collaborato, da Bruxelles e da Roma, per quotidiani, settimanali e radio vincendo il premio per giovani giornalisti “Pensando all’Europa”. Ha lavorato come portavoce agli affari europei per il Governo italiano e, in seguito, da political reporter per la Commissione europea. Scrive saggi e articoli sulle relazioni euro-mediterranee, sugli strumenti comunitari di democrazia partecipativa e sui soft tools nei processi di giustizia di transizione. Nutre passioni, solo a tratti insane, verso il buon cibo, il cinema europeo e i viaggi fuori dai paraggi.