Descrizione
Fuga dal testo dice del primato indiscusso degli italiani, ma anche della crisi di un genere: espansione, implosione, sconfinamenti.
Perché non è possibile scrivere una storia dell’opera del XX secolo. È possibile invece individuare una serie di exempla, non riconducibili a una linea di sviluppo unitaria. Né tanto meno unidirezionale.
Fuga dal testo parte dall’ultimo Verdi e si dipana attraverso le sperimentazioni novecentesche di Puccini. Quindi i compositori della Generazione dell’Ottanta. E la scrittura immaginifica e teatrogenica di Gabriele d’Annunzio.
Perché l’ipotesi di un’età di mezzo, cerniera tra le novità di inizio secolo e gli anni Sessanta, è investigata a partire dalla ricerca di Luigi Dallapiccola e Goffredo Petrassi di un teatro fatto di danza, pittura e musica.
Perché nel secondo dopoguerra i compositori della generazione degli anni Venti-Trenta sono gli artefici di una vera e propria rinascita teatrale. Rinnovata vitalità, centralità di un genere, non più genere.
Fuga dal testo ci dice del teatro engagé, per il rovesciamento dello status quo sociale e politico. Ma anche del teatro d’arte, a partire dalle suggestioni della materia pittorica. Gesto puro e semplice di musicisti, mimi e danzatori. Senza il veicolo della parola. Quindi ancora, all’alba del terzo millennio: Sylvano Bussotti, sogno e bisogno del melodramma, emanazione precipua della sua indole di artista totale.
Se ne consiglia la lettura a chi voglia ricostruire la trama delle relazioni tra le arti e il pensiero nel milieu italiano del ‘900: le idee di teatro, le teorie dell’arte, i nuovi media, i linguaggi musicali, la poesia e le infinite potenzialità della pittura applicata alla scena.
Se ne consiglia la lettura a chi non sia interessato alla centralità di ordito e trama. Quando questa è considerata immobile nel tempo e nello spazio, in una impossibile narrazione della nostra storia musicale. Almeno quella più recente.