Descrizione
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La pandemia ha mostrato l’insufficienza attuale della comunicazione pubblica. Società e sistema socio-sanitario hanno spesso sollecitato il rendimento di questa funzione per corrispondere di più alle esigenze sociali. Ma lo schiacciamento attorno all’idea della politica di fare della comunicazione pubblica il confezionamento della “visibilità” più che un moderno motore della “partecipazione”, ha mostrato limiti di sistema. In Italia prevale la comunicazione politica (a spese delle istituzioni) rispetto a quella istituzionale. Da qui nuove riflessioni. In forma di proposta ad operatori, società e istituzioni (in Italia e in Europa) per rilanciare una riforma possibile. Un promemoria per immaginare una nuova rete al servizio di cose importanti: la spiegazione dei processi (nessi tra le notizie); la crescita della comunicazione scientifica per combattere negazionismo e analfabetismo funzionale; la cooperazione tra pubblico e sociale in un indispensabile accompagnamento per accorciare le distanze.
Gli ostacoli restano grandi. Come ha osservato di recente Giuliano Amato: “In Italia ancora moltissimi analfabeti funzionali non sono in grado di capire la formulazione stessa di problemi e soluzioni. E’ abbastanza improbabile che possano sintonizzarsi sulle ragioni di una governance collettiva”.
Stefano Rolando. Manager in istituzioni (Presidenza del Consiglio, Regione Lombardia, Conferenza presidenti consigli regionali) e imprese (Rai, Olivetti, Istituto Luce), a lungo professore di Teoria e tecniche della comunicazione pubblica all’Università Iulm di Milano e tuttora presidente della rete europea dei responsabili della comunicazione governativa “Club of Venice”. I suoi libri, nel recente tempo della pandemia: Pandemia. Laboratorio di comunicazione pubblica (Editoriale Scientifica, 2020); Public Branding- Per un nuovo modo di narrare i territori e la loro identità (Egea, 2021).