Descrizione
Questi scritti di Herman Heller, redatti fra il 1928 e il 1933 nel tragico epilogo della Repubblica di Weimar – per un destino singolare anche l’epilogo della vita di Heller nell’esilio spagnolo -, testimoniano la febbrile ricerca di soluzioni della crisi politica, nel tentativo di arrestare il suo procedere inesorabile, e l’impotenza teorica e pratica che, altrettanto inesorabilmente, attanagliava tutte le forze dei movimenti democratici. Heller, di salde convinzioni socialiste, non era tuttavia affatto ‘ortodosso’, tant’è vero che uno dei suoi lavori fondamentali, La sovranità, – dove criticava radicalmente le tesi kelseniane e discuteva con grande interesse le tesi di Schmitt sul decisionismo, del quale riconosceva il valore teorico ma rigettava le conclusioni politiche – gli era costato un notevole isolamento all’interno del movimento socialdemocratico. Ma a connotare la sua posizione nel dibattito sulla costituzione weimariana era soprattutto il tentativo, che potremmo definire utopico, di tenere insieme nell’idea dialettica di Stato sociale di diritto la “forma costituita” – gli elementi ‘dati’ come lo spazio e la storia – e la “libertà costituente” – il compito dell’organizzazione -: una forma-Stato nella quale il conflitto fosse pensabile all’interno della mediazione politico-giuridica, come una delle sue dimensioni e non quella forma eventuale configurata nella sovranità schmittiana o nella ‘mobilitazione totale’ teorizzata da Ernst Jünger che proprio negli anni dell’epilogo weimariano stava facendo le prove generali.