Descrizione
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Nel corso degli anni ’60 del secolo scorso la rivalutazione del bios ha segnato il formarsi e l’espandersi di una disciplina complessa, la bioetica, che ha assunto caratteri e toni plurimi, nel contesto pluralistico di conflitti tra visioni del mondo opposte. La necessità di una sintesi che di per sé la bioetica non è in grado di raggiungere in termini esaustivi e definitivi, genera luoghi di dialogo con il diritto nella tensione che lo alimenta tra l’autorità della legge e l’interposizione autoritativa del giudice, capace di rispondere all’istanza di giustizia con più immediata aderenza ad una realtà in continua e pluralistica evoluzione.
Momento centrale di questa mediazione costruttiva è l’argomentazione nel suo procedere lento attraverso un pensiero ragionato, riflessivo, sedimentato valorizzato da quel processo di costituzionalizzazione che caratterizza il tempo del post-positivismo.
Il nuovo assetto sistemico che viene a definirsi postula un equilibrio tra la certezza a cui presiede la regola e la flessibilità propria dei principi, particolarmente evidente quando entrano in gioco diritti primari dell’individuo a conoscere le proprie origini, a tutelare l’anonimato della madre, a salvaguardare il rispetto della vita privata e familiare.
È a questi temi che si rivolge la riflessione, sottoponendo ad un vaglio argomentativo alcuni arresti giurisprudenziali, nazionali ed europei, per porre l’accento sulla centralità della ponderazione nel perseguimento di soluzioni ragionevoli mai definitivamente raggiunte ma sempre aperte al divenire di un costruttivo procedere dialogico.