Descrizione

Negli anni Sessanta del secolo scorso comincia la caccia alla sostanza che riduce lo strato di ozono collocato nell’alta atmosfera che consente la vita sulla Terra proteggendola dai raggi ultravioletti. Nel giugno del 1974, due scienziati annunciano che la responsabilità è di alcuni prodotti di larghissima diffusione – i CFC – considerati uno dei maggiori successi della chimica del Novecento. Uno dei due scienziati ha raccontato che, tornando a casa la sera, alla moglie che chiedeva come fosse stata la sua giornata aveva risposto: “Come al solito. Solo che oggi ho scoperto che il mondo sta per finire”. L’annuncio innesca quella che è stata definita la guerra dell’ozono, il cui oggetto era la sorte di un affermato settore industriale: è una guerra alla quale partecipano ambientalisti e imprese produttrici, Stati e organizzazioni internazionali, scienziati, giuristi e uomini politici. La guerra si concluderà molti anni dopo, con trattati internazionali (la Convenzione di Vienna e il Protocollo di Montreal) sostenuti dalle Nazioni Unite che dapprima introdurranno limitazioni della produzione, poi stabiliranno la messa al bando definitiva dei CFC. È stato il più grande successo del movimento ambientalista e della cooperazione internazionale. Per la prima volta infatti, in applicazione del principio di precauzione, tutti gli Stati si sono messi d’accordo per prevenire la possibilità di danni all’ambiente globale e alla salute. Sulla scia di questo successo è stata affrontata un’altra emergenza ambientale globale, il cambiamento climatico, che presentava molti aspetti comuni a quella appena risolta. Ma le cose, come si sa, sono andate diversamente.

Stefano Nespor ha fondato la Rivista giuridica dell’ambiente nel 1986 e l’ha diretta fino al 2022. Dal 2019 dirige la Rivista giuridica dell’ambiente online (www.rgaonline.it). I suoi libri più recenti sono La scoperta dell’ambiente (Laterza 2020) e, con Luciano Butti, Il diritto del clima (Mimesis 2022).

È avvocato in Milano.