Descrizione
Leggere l’esordio di Silvana Fei è come penetrare in una piccola «camera delle meraviglie» contenente ricordi, aneddoti, ritratti, tipi, bozzetti, reperti di un tempo ritrovato e riportato in vita. Firenze, con i suoi dintorni, è la protagonista assoluta di questo libro, tra fin de siècle e il secondo dopoguerra, rievocata nelle memorie della narratrice e nelle sue cronache familiari con un tono ironico, perfino parodico, che non ha nulla di nostalgico. Un’autobiografia anomala, ingannevole, decentrata, è quella che si presenta al lettore, poiché spesso l’io narrante è assente, o si nasconde, si pone ai margini del racconto, preferendo descrivere le vite degli altri più che la propria. Tutto è funzionale al piacere del racconto e alla rappresentazione di un microcosmo con le sue vite minuscole, le sue storie anonime votate all’oblio, che trovano qui un’occasione di riscatto, spesso intrecciate con la grande Storia, quella della seconda guerra mondiale, con la Firenze occupata dai tedeschi, la vita da sfollati, la Resistenza. Come i quadri di Ottone Rosai, il grande pittore, zio della scrittrice, che compare più volte in queste pagine, anche le tranches de vie qui proposte con linee nitide che sembrano «tracciate in un sottile segno di matita», ci riportano i colori della vita di un tempo che fu, che è poi il tempo di tutti noi, quello che mai è veramente perduto.
Silvana Fei (Firenze, 1931) ha vissuto l’infanzia e gli anni del dopoguerra nel capoluogo toscano. Nel 1954, anno del suo matrimonio (dal quale ha avuto due figli), si è trasferita in provincia di Brescia. Vive a Desenzano del Garda. Ombre stampate è il suo primo libro.