L’imparzialità del giudice nel turbine della “giustizia mediatica”

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Autore: Vittorio Manes
N. Pagine: 106
Collana: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa – Lezioni Magistrali
Anno: 2025

 

Disponibile

ISBN: 9791223504291 COD: 9791223504291 Categorie: , , Tag:

Descrizione

Il Dipartimento di Scienze Giuridiche ed Economiche organizza ogni anno un ciclo di lezioni magistrali che affianca i corsi di laurea in Giurisprudenza e costituisce parte integrante della formazione degli studenti.

Il ciclo di lezioni è inteso come un intenso dialogo intorno

ad autorevoli esponenti della cultura giuridica italiana e internazionale, tra studenti e docenti del Dipartimento. Per l’anno accademico 2024/25 (XVII edizione) il Dipartimento intende rivolgere lo sguardo su tema “Il giudice imparziale”.

Il potere giurisdizionale è al centro di qualunque Stato di

diritto, di qualunque idea di sottomissione del potere al diritto. Ogni Stato che si basa sul diritto in ultima analisi si basa sulla possibilità della sua applicazione. Il compito di contrastare l’abuso e la sopraffazione sta o cade secondo la capacità di far valere le leggi, di renderle efficaci, di amministrare la giustizia. Un diritto senza giudice non sarebbe diritto; ma un giudice senza diritto non sarebbe un giudice, sarebbe una sorta di oracolo.

Quando un sistema si ispira allo Stato di diritto e sceglie la codificazione delle leggi, per ciò stesso decide per il vincolo del giudice alle leggi. Chi vuole le leggi vuole questo vincolo, in quanto ha scelto la separazione tra legislazione e giurisdizione. Coloro che scelgono questo vincolo qualche volta coltivano il sogno di una giurisprudenza meccanica, meramente riproduttiva del significato oggettivo delle norme, priva di poteri discrezionali. Ma un sogno siffatto è da tempo svanito. Interpretare le disposizioni e applicare le norme sono operazioni molto più complesse.

Nelle democrazie contemporanee più avanzate i giudici svolgono un ruolo di contropoteri a garanzia dei diritti fondamentali dei cittadini. Svolgono al contempo due funzioni antinomiche: applicare leggi prodotte da altri e controllare questi poteri normativi. Per tutto questo serve autonomia e indipendenza.

Ma autonomia e indipendenza sono strumenti in vista di un obiettivo più grande: l’imparzialità. In cosa consista esattamente l’imparzialità è difficile dire. Alla sua comprensione possono giovare gli studi storici e comparatistici, le riflessioni filosofico-giuridiche e la cultura processualistica.

Cosa chiediamo a un giudice? Di essere imparziale e anche di apparire imparziale. Il giudice imparziale possiede rettitudine, cultura giuridica e sensibilità verso i princìpi e i valori costituzionali. Ma può non bastare. Si richiedono la prudenza del giudizio, il costume del dubbio, la coscienza del carattere sempre relativo e spesso incerto delle verità processuali, un

abito di sobrietà e di riservatezza che fa rifuggire ogni forma di protagonismo e allontana ogni sospetto di strumentalizzazione politica.

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