Descrizione
Col presente volume, corollario delle esperienze professionali dell’Autore, si è tentato di fare chiarezza sulla normativa riguardo una delle tematiche più attuali del dibattito politico e culturale nel nostro Paese: la trasparenza dell’agere amministrativo, nella specie il «diritto di sapere», il diritto ad essere informati, quale declinazione passiva del «diritto di pensiero» costituzionalmente tutelato all’articolo 21, su dati ed atti in relazione al perseguimento delle funzioni istituzionali delle Pubbliche Amministrazioni, e strumento di garanzia sia nella prevenzione che nella repressione dei fenomeni di corruzione e d’illegalità, ancora troppo diffusi tanto nell’ambito delle amministrazioni centrali quanto di quelle locali, come ci consegnano le cronache quotidiane. Alla base, l’esigenza di mettere ordine tra i numerosi provvedimenti legislativi (in estrema sintesi, per la verità): i vari progetti di riforma hanno permesso di innovare profondamente alcuni istituti, capaci di coniugare al meglio le esigenze prioritarie della semplificazione con una visione più manageriale della Pubblica Amministrazione, agente nella cura esclusiva dell’interesse generale e del bene comune e veicolo dei processi di sviluppo socio-economico legati al territorio. Occorre, però, un ulteriore cambio di mentalità politica e culturale: oggi, la trasparenza amministrativa è veramente sinonimo di «democrazia partecipativa»? O, piuttosto, di «opacità amministrativa»?