Diritto e riconoscimento

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N. Pagine: 204
Collana: Logon Didonai – Saggi
Anno di pubblicazione: 2020
Materia: Filosofia del diritto
ISBN: 978-88-9391-920-3

 

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Il diritto non è solo un sistema monolitico di norme, apparati e procedure consolidato e validato da una pratica di sapere millenario che ha imposto sempre più la sua autonomia sugli altri ambiti dell’esperienza umana, ma è esso stesso una prassi sociale di reciproco ‘riconoscimento’, un’esperienza che muove da un “atto di vita”, un’energia trasformatrice che alimenta la capacità umana di ponderare e misurare l’eccedenza di vitalità propria di ciascun vivente al cospetto dell’alterità con cui si entra – volenti o nolenti – in relazione.

Ciò che è in gioco – nel diritto come ‘riconoscimento’ – è l’attitudine e capacità dell’umano alla comprensione di sé nell’incontro con l’altro, l’emergere della consapevolezza che solo nel reciproco riconoscersi attivato dalla relazione con l’altro da sé, il farsi ‘umano’ dell’esperienza acquisisce le sue fattezze, così come ogni mancato riconoscimento dell’alterità incontrata nel mondo esterno o nella propria interiorità, provoca lesioni, offese, umiliazioni destinate a far scivolare l’esperienza individuale o collettiva nell’ombra inquietante dell’inumano e della disumanizzazione.

I poderosi sistemi giuridici – spesso analizzati e descritti come l’esclusiva manifestazione della razionalizzazione funzionalistica di un’epistemologia logico-procedurale staccata dalla vita – sono in realtà un epifenomeno, un veicolo di senso di ‘ragioni del diritto’ che eccedono il diritto stesso, così come istituito, perché attivate dalla giuridicità come capacità e risorsa umana di ‘riconoscere’ e interrogare se stessi nel mondo attraverso il riconoscimento dell’alterità, scoprendo la possibilità (è questo il senso della grande “invenzione” del diritto) di ‘abitare con pudore’ la distanza tra identità e differenza, di ‘abitare con misura’ la distanza tra diritto e giustizia.

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