Descrizione
Un legislatore assente e un cattivo legislatore “onnipresente” sui temi relativi alla vita, nelle sue “frontiere”, rappresentano entrambi espressione di un approccio ai temi bioetici incompatibile con l’ordinamento costituzionale.
D’altro canto, il pericolo di un “giudice legiferante”, o di un “giudice scienziato”, costituisce un rischio ugualmente da rifuggire.
Nel libro si cerca di trarre alcune possibili conclusioni sul ruolo, virtù e limiti del diritto giurisprudenziale in bioetica e soprattutto su quale forma e contenuto debba assumere la “norma bioetica”.
I molteplici temi posti dalla fecondazione assistita, i bilanciamenti che vedono coinvolti l’embrione, ma anche le dichiarazioni anticipate di trattamento nel fine vita, individuano possibili cartine di tornasole per analizzare il rapporto tra politica e giurisdizione, tra scelta legislativa e applicazione del diritto al caso concreto, in un settore dove la legge non può tutto prevedere. Emergono ambiti di leggi costituzionalmente necessarie che riescano, in modo ragionevole, con norme elastiche, a contemperare le “plurime esigenze costituzionali” nei confini della vita e, al contempo, condurre le aspettative e le condotte dei cittadini a un apprezzabile grado di “prevedibilità”, quale antidoto a quella che è stata icasticamente definita l’incalcolabilità del diritto, ancor più della bioetica.
Andrea Patroni Griffi insegna Diritto Pubblico e Costituzionale nella Seconda Università di Napoli, dove è Presidente del corso di laurea in Scienze dei servizi giuridici. È autore di monografie e saggi, in particolare, in tema di rapporto tra politica e amministrazione, autonomie territoriale e Europa, migranti, giustizia costituzionale e tutela dei diritti, questioni biogiuridiche.