Descrizione
Diviso in due parti, questo libro mostra la doppia anima della scrittura di Francesco Permunian. C’è lo stralunato e caustico compilatore di appunti, che raccoglie dalla sua memoria un materiale di scarto – «residui o calcinacci» – per annotare un sulfureo zibaldone dove troviamo una sarabanda di personaggi grotteschi – scrittori di successo falliti, indomiti baroni universitari, ex ballerine slovene, vacanzieri «sciatori da neve artificiale» – riflessioni sparse sulla letteratura (in dialogo con gli amati Manganelli, Kafka, Cioran), o micidiali strali contro il circo cultural-mediatico e «l’odierna romanziera nazionale». E c’è il reporter che si muove nei luoghi della Resistenza del suo Polesine insieme al grande fotografo Mario Dondero, in un confronto di sobria commozione (e indignazione) con i fantasmi dei luoghi e della Storia, ma che non rinuncia al graffio surreale e visionario. Entrambe le parti di questo dittico, in bilico tra realtà e finzione, posa e confessione, autobiografia e mascheramento, compongono una polifonia di voci – di vivi e di morti – in cui emerge, inconfondibile, il mondo di Permunian, con la sua comica disperazione che sfocia in improvvise pause liriche, ma come prosciugato in un distillato di essenzialità.
Francesco Permunian (Cavarzere, 1951) vive e lavora da molti anni sul lago di Garda. Ha pubblicato diversi libri, tra cui La Casa del Sollievo Mentale (Nutrimenti, 2011), Il gabinetto del dottor Kafka (Nutrimenti, 2013, Premio Volponi), Costellazioni del crepuscolo (Il Saggiatore, 2017), Sillabario dell’amor crudele (Chiarelettere, 2019, Premio Dessì), Giorni di collera e di annientamento (Ponte alle Grazie, 2021), Elogio dell’aberrazione (Ponte alle Grazie, 2022), Stradario sentimentale del lago di Garda e del monte Baldo, con fotografie di Pino Mongiello (Oligo editore, 2023). Su di lui e sulle sue opere hanno scritto i maggiori critici italiani.