Descrizione
Il destino dei musei pubblici – statali e non statali – dipende dall’evoluzione della pubblica amministrazione in quanto in essa inseriti per lo statuto giuridico, la natura pubblica dei beni culturali, la tutela e la promozione dello sviluppo della cultura ex art. 9 Cost. La riforma del 2014, riferita ai musei statali, “liberati” dalle Soprintendenze, ha parzialmente modificato la radicata organizzazione centralizzata mediante un quadro complesso di norme di fonte secondaria. La disciplina ha riconosciuto ai musei di rilevante interesse nazionale un’autonomia speciale per alcuni profili di gestione e ai direttori compiti “manageriali”, ma con diversi limiti oggetto dell’indagine, nonostante l’offerta significativa di servizi pubblici museali e di attività anche di carattere economico. La questione centrale del personale, ancora reclutato dal Ministero, impedisce un’autonomia di gestione in senso aziendalistico che potrebbe consentire il miglioramento della pubblica fruizione (servizio pubblico principale) e, quindi, produttività “culturale” ed economica, soprattutto per la recente spinta all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione verso nuove modalità di fruizione del museo. La ricerca individua le ragioni e anche i percorsi normativi per un rafforzamento della soluzione aziendalistica e l’affermazione dell’impresa museale per una migliore valorizzazione dei beni culturali e dei musei, comunque non incompatibile con i compiti di tutela riservati all’amministrazione centrale. Diverso il caso del museo statale ordinario non dotato di autonomia speciale, schema tradizionale di ufficio dipendente dal Ministero e da articolazioni territoriali con esigenze di semplificazione dei procedimenti. Ulteriori spunti di riflessione emergono dall’applicazione del principio di cooperazione tra enti pubblici e soggetti privati (imprese culturali ed enti non profit) in tema di valorizzazione e di esternalizzazione di servizi, dalle esperienze dei musei civici e delle fondazioni-museo di parte-cipazione, schema ibrido di partenariato che comporta la combinazione di disciplina privatisti-ca e di vincoli pubblicistici.