Descrizione
Le trasformazioni del lavoro degli ultimi decenni incidono sensibilmente sulla struttura del mercato e del rapporto di lavoro, con effetti preoccupanti soprattutto per i soggetti più vulnerabili. Nuove modalità contrattuali di impiego connesse alla diffusione delle tecnologie – frutto di scelte legislative non sempre condivisibili e spesso prive del necessario bilanciamento sul piano sociale -, nascondono un complesso intreccio tra opportunità emancipative e nuove, potenziali, forme di “servitù”. All’enfatizzazione della maggiore autonomia, infatti, si accompagnano discontinuità e parcellizzazione del lavoro, nonché una distribuzione dei redditi insufficiente alla garanzia di una «vita dignitosa», prevista dalla Carta europea dei diritti fondamentali e ribadita da varie Corti costituzionali.
In questo scenario frammentato, in cui aumentano le situazioni di instabilità, povertà ed esclusione sociale e che trova riscontri (se non proprio legittimazioni) anche negli assetti macroeconomici internazionali fino a oggi prevalenti, gli Autori non si limitano a lanciare un grido di allarme per le lacune e l’arretratezza del nostro sistema di Welfare (incapace di misurarsi con gli effetti dell’innovazione tecnologica). Dalla ricerca, infatti, emergono anche le principali coordinate e i paradigmi fondanti di una nuova progettualità istituzionale i cui obiettivi, peraltro convergenti con le priorità dell’agenda sociale ed economica dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e dell’Unione europea, sono il duraturo riconoscimento di garanzie sociali universalistiche.
Madia D’Onghia è professoressa ordinaria di Diritto del lavoro presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Foggia.
Eugenio Zaniboni è ricercatore confermato di Diritto internazionale e professore aggregato di Diritto internazionale del lavoro presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Foggia.