Descrizione
Come cambia il ruolo delle religioni all’interno dello Stato costituzionale di diritto? Perché le pratiche religiose coinvolgono sempre più spesso i tribunali nazionali e sovranazionali? Il ragionamento di questi tribunali fa riferimento a valori? E, in caso di risposta affermativa, quali valori devono essere tutelati dal giudice chiamato a risolvere questioni di tipo religioso?
Prendendo le mosse da due categorie concettuali ‘classiche’ come la secolarizzazione e la laicità, l’autore prova ad offrire una risposta a queste domande dall’angolo prospettico della teoria del diritto e, più specificamente, di quella che suole definirsi teoria del ragionamento giuridico.
La convenzione che la dimensione teorica dei concetti di secolarizzazione e laicità sia strettamente connessa ai modi di ragionare del giudice e che essa irrompa prepotentemente nelle dinamiche interpretative ed argomentative del Diritto, conduce all’analisi e alla valutazione critica di alcune pronunce della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo su questioni religiose. I problemi sollevati dalla coesistenza di credenze religiose diverse sono così ricondotti nell’alveo di una pratica sociale di tipo argomentativo chiamata, oggi più che mai, a trovare gli strumenti concettuali maggiormente adatti alla loro risoluzione