Descrizione
Qualsiasi valore universale – primo fra tutti quello della libertà europea – ha bisogno di incarnarsi in un campo politico delimitato, quale è lo Stato-nazione, affinché diventi veramente condiviso da un popolo, cioè parte della sua vita, e possa così concorrere in seguito alla formazione di una civiltà universale. È dal particolare che nasce il pensiero e, con esso, i valori, perché è nel particolare che la vita degli individui e dei popoli prende forma e prova a rispondere al mistero dell’umano e al problema della precaria condizione esistenziale di uomini e donne proprio a causa di quel mistero.
L’identità fondamentale e caratteristica di Europa si forgia nel momento in cui il pensiero della Grecia antica elabora l’idea della realtà come Uno-molteplice. Quel pensiero è consonante anche con l’ontologia umana, con l’andare e venire dell’essere umano tra finito e infinito, tra tensione alla verità e bisogno di costruire allo stesso tempo un compromesso con il finito, tra libertà e potere, tra purezza del pensiero e autorità, tra desiderio inteso come apertura alla vita e godimento compreso invece come pulsione di morte.
Nella polis ateniese nascono, quasi in contemporanea, filosofia, democrazia e tragedia nello spazio limitato di una città-Stato che si autoeduca alla misura necessaria a costruire l’Uno-molteplice. La misura che ci vuole per giungere al difficile equilibrio dell’Uno-molteplice non può che esercitarsi in uno spazio particolare, limitato, ristretto, poiché essa è il frutto di una lingua, di un paesaggio, di un insieme di vite esemplari diventate monumento della città e di arti (come riproduzione della misura della natura). Tutti quegli elementi diventano oggetti poetici per la mediazione simbolica necessaria ad approssimare il mondo, quel mondo che alla finitezza umana non è dato apprendere nella sua pienezza.
La hybris odierna sta nel pensare che l’umano possa affrancarsi dal politico, dal potere, dalla sovranità e dal senso che dà alla lacerata esistenza umana il riconoscere lo Stato e l’essere riconosciuti dallo Stato e dagli altri all’interno di esso, inteso come campo dell’elaborazione collettiva del problema dell’essere al mondo.
Claudio Bazzocchi è studioso di filosofia politica. Con Editoriale Scientifica ha pubblicato nel 2015 Giuseppe Capograssi. La bellezza del finito, il lavoro dell’infinito.