Descrizione
L’utilizzo dei software di intelligenza artificiale (IA) nel contesto processuale rappresenta l’ultima evoluzione del travagliato rapporto che lega nuove tecnologie e giurisdizione penale. In sede scientifica e istituzionale sono già stati individuati i pericoli insiti nella rivoluzione in atto, evidenziando il rischio che gli strumenti in questione, impiegati soprattutto in funzione di prevenzione o di investigazione dei reati, si convertano in vere e proprie “tecnologie di controllo”, a detrimento dei diritti fondamentali dell’individuo. Affinché non si avveri questa profezia inquisitoria, è necessario compiere uno sforzo di immaginazione, riflettendo sui limiti e sulle potenzialità applicative degli strumenti in esame per offrire un’alternativa credibile al legislatore e ai soggetti che operano a vario titolo nel sistema di giustizia penale. Da questa consapevolezza sorge il quesito di fondo, da cui muovono le riflessioni degli autori: può l’intelligenza artificiale servire alla causa di un processo penale più giusto ed efficiente?
Gabriella Di Paolo è Professoressa ordinaria di Diritto processuale penale presso l’Università degli Studi di Trento.
Luca Pressacco è Assegnista di ricerca in Diritto processuale penale presso l’Università degli Studi di Trento. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Procedura penale e diritto delle prove presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.