Descrizione
L’ampio sagrato, una terrazza sul meraviglioso, è dunque molto più che una destinazione, un punto di arrivo, ha invece la forza di una deificazione, dell’epilogo di una favola mistica, e ciò nonostante il vento di tramontana, dispotico e ostinato, richiami con prepotenza al presente, e con ancora maggiore protervia, a quell’altezza, punga e arrossisca i visi, dopo essersi fatto beffa, per l’intera giornata, dell’impotenza del sole ad attenuarne gli effetti. Le antiche piazze in direzione del Tevere, attraverso il quartiere ebraico, sono state frustate senza sosta. Gli orgogliosi pini domestici, a loro volta scossi, scrollati, ritratti in loro stessi all’inverosimile, hanno messo in atto antiche e collaudate strategie per ridurre al minimo l’esposizione della parte intima, vulnerabile, per resistere, resistere sempre, a ogni inverno.”
Marco Valentini è nato a Roma, dove vive. Per i nostri tipi, ha pubblicato diversi lavori scientifici e dirige la collana “Il Grifone, democrazia, istituzioni ed etica del servizio pubblico”. Ha altresì pubblicato Quando sale la notte, le montagne, la memoria, il coraggio (2019), memoir familiare sulla Resistenza a Roma nel periodo dell’occupazione tedesca, cui sono stati conferiti il Premio Gian Piero Orsello e il Premio Talentum, e L’assenza (2021), itinerario interiore nei territori della libertà, del dilemma etico dell’imperfezione e del ricongiungimento dell’io diviso.
Il 1° febbraio del 1994 il Santo Bambino di Aracœli, er pupo per i romani, viene rubato e scompare. Non è la prima volta che il divino pargolo, cui è attribuita la fama di dispensare Grazia miracolosa, viene trafugato. Ogni volta però è tornato nella sua casa, l’antica Basilica collocata in prossimità del Campidoglio, che durante le festività natalizie, in particolare il giorno dell’Epifania, si riempie di bambini chiamati a recitare versi e rime, secondo un’antica tradizione. La storia del Santo Bambino si intreccia con quella del suo Padre Custode, un frate francescano cresciuto tra le aspre montagne appenniniche, e nel racconto l’Aracœli, eterna e immutabile come quelle montagne, si trasforma in un palcoscenico specchio dei tempi e dei suoi abituali od occasionali frequentatori. Questa volta, però, il Bambino non è tornato, e sarà la realizzazione della profezia di un incontro a restituire affidamento al miracolo del ritorno. Perché “solo i miracoli sono reali, solo le favole sono vere”.