Descrizione
I beni culturali di interesse religioso, sul piano sistematico, possono ben considerarsi come espressione di valori identitari condivisi di civiltà tra lo Stato e le confessioni religiose, nella logica comune della loro strumentalità al miglioramento e al perfezionamento della personalità umana. Tuttavia, questa reciprocità valoriale si è trasfusa in un quadro legislativo, il cui sviluppo recente ci ha consegnato l’immagine di un legislatore statale afflitto da indecisioni regolamentative ed ipertrofia normativa. Ripetute innovazioni, modifiche e ripensamenti hanno contribuito a delineare uno scenario denso di incertezze, ai fini di una compiuta sistemazione giuridica della tutela del patrimonio storico-artistico ecclesiastico. Dopo oltre sessant’anni di immobilismo, il concorso fra normativa pattizia, fonti unilaterali statali, nella forma di leggi ordinarie e regionali, riforma del Titolo V della Carta costituzionale si è caratterizzato per una continua insistenza sul principio di collaborazione tra pubblici poteri ed organizzazioni confessionali che, nella sua diffusa articolazione e nel suo incessante sviluppo, potrebbe prestarsi ad una deformazione della corretta allocazione delle rispettive competenze dello Stato e dei gruppi spirituali in questa materia.
Marco Parisi è Professore Associato per il Diritto Canonico ed Ecclesiastico nel Dipartimento Giuridico dell’Università degli Studi del Molise, dove insegna Diritto Ecclesiastico Comparato e Diritto Ecclesiastico e Canonico. Insegna, altresì, Diritto Ecclesiastico presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell’Ateneo Molisano.